Tour de France 2018, Presentazione Squadre: Movistar
C’è grande curiosità per vedere quale sarà il risultato della Movistar al Tour de France 2018. La compagine spagnola ha destato curiosità fin da inizio stagione per la clamorosa decisione di far correre contemporaneamente i suoi tre uomini di riferimento: Nairo Quintana, Alejandro Valverde e Mikel Landa. Probabilmente saranno le prime difficoltà, e la fortuna, a decretare nel corso delle tappe chi sarà il vero capitano, ma alla partenza, il colombiano e il murciano sembrano avere più carte da giocare rispetto al basco, che nell’avvicinamento alla Grande Boucle non ha segnato risultati di particolare rilievo, anche se la sua ambizione è alta e vorrà sicuramente trovare il suo spazio. Quintana è invece reduce da un buon Giro di Svizzera e Valverde, che sembra destinato a fare da paciere, dal successo alla Route d’Occitanie.
Tutto il resto della squadra gira attorno all’obiettivo di portare uno dei tre a indossare la maglia gialla a Parigi, con Andrey Amador, più volte in top ten al Giro d’italia, e Marc Soler, vincitore della Parigi-Nizza, pronti a recitare il ruolo dei gregari di lusso, facendo della compagine iberica indubbiamente una delle più temibili nel suo complesso in salita, con il costaricense anche elemento prezioso per la cronosquadre, che rimane il punto debole del team, oltre al pavé.
La necessità di superare una prima settimana difficile, ha portato Eusebio Unzué a selezionare due passisti di grande esperienza come l’azzurro Daniele Bennati, da anni ormai uno dei migliori scudieri per tenere al sicuro i capitani nei grandi giri, e lo spagnolo Imanol Erviti, nono alla Parigi-Roubaix nel 2016. Giocherà un ruolo importante anche l’esperienza e la completezza di José Joaquin Rojas, sia in ottica pavé che in ottica appoggio nelle tappe mosse.
Il materiale umano e tecnico per tirare fuori un grande Tour de France c’è tutto ma, come in tutte le ricette ben riuscite, gli ingredienti saranno tutti dosati nel modo giusto? Se i “tre tenori” dovessero cominciare a correre uno contro l’altro, invece che uno per l’altro, molto probabilmente svanirebbero i sogni di gloria di una squadra che non vince il Tour de France dalla clamorosa affermazione di Oscar Pereiro datata 2006.
Molto dipenderà dalla capacità della dirigenza, e del decano Valverde, di riuscire a tenere la situazione in perfetto equilibrio, almeno fino alla tappa del pavé che dovrebbe definire le gerarchie in modo più marcato. Altrimenti, in salita sarà molto interessante come decideranno di muoversi i vari corridori, con le soluzioni tattiche potenzialmente favorevoli che potrebbero invece trasformarsi e capovelgersi.
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